La rete per la coesione e l’integrazione sociale del quartiere Rancitelli a Pescara

Sabato 9 Marzo 2019 è stato firmato un Protocollo d’Intesa tra svariate Associazioni, Scuole, Biblioteche, Organizzazioni , Università e Fondazioni, che si sono riunite intorno al Tavolo della “Ludoteca Thomas Dezi” nel quartiere Rancitelli di Pescara. L’intento di questo gruppo di soggetti che si affacciano alla realtà di uno dei quartieri in cui – negli ultimi 50 anni – qualcuno ha deciso di creare uno dei ghetti più degradati della Città, è quello di contribuire alla Coesione Sociale.

L’integrazione sociale è cugina della coesione, ma non sono la stessa cosa: mettono in moto energie , azioni e linguaggi diversi pur essendo, eventualmente, complementari tra loro.

In effetti, se le persone oneste si sentono insicure in mezzo ai delinquenti ( e vorrei vedere!), cercano di aggregarsi tra loro e – il primo istinto derivante dal vigore unitario della collettività – è quello di reagire per isolare o, possibilmente, annichilire i delinquenti.

Tuttavia, se gli sforzi verbali delle persone oneste non sortiscono effetti, se le persone miti vengono intimorite, se si sentono abbandonate al loro destino, allora vengono sopraffatte dalla sfiducia e dal degrado, dal rancore, dalla rabbia repressa. Quelle stesse persone, inoltre, si deprimono, si ammalano, temono per il loro figli, si esasperano, si isolano e – se ne hanno l’opportunità – scappano. Questa desertificazione fa chiudere le scuole, i negozi, le farmacie, riduce ulteriormente i servizi pubblici.

Paradossalmente, questi messaggi semplici e apparentemente disomogenei, o contrapposti, creano Coesione Sociale e, in molti casi, lo fanno in una direzione contraria all’Integrazione.

Questa nozione (ce n’è l’evidenza scientifica) ben l’hanno in mente i “furbetti della politica”. Questi, si avvantaggiano di un clima torbido e sovraccarico di tensioni e, invece di risolvere i problemi, li accentuano per suscitare il bisogno di uno “Stato Forte” , per individuare generici “colpevoli” da spazzare con le ruspe.

Per fare un esempio, siamo spettatori – ai nostri giorni – di un orientamento governativo (Decreto “Sicurezza”) che adotta misure contrarie all’Integrazione e, contemporaneamente, si esprime suscitando la Coesione Sociale sotto lo slogan di “Prima gli Italiani!”

Se non bastasse, vengono incitati lo spirito di vendetta personale e, magari, la propensione dei cittadini ad armarsi di pistole, invece che di buon senso e di buone pratiche.

Ma – ci siamo chiesti nei mesi di preparazione alla firma del Protocollo d’Intesa –  possono le persone oneste combattere da sole la delinquenza?

La storia ci ha insegnato che la risposta è no e le società civili – dotandosi di leggi, di buone pratiche e “tassandosi” per questo – delegano la Forza Pubblica per contenere il fenomeno criminale, allacciano legami di collaborazione nelle Reti Sociali ( le Parrocchie, le Associazioni, le Scuole, le Società Sportive, …) e si attendono dalla politica azioni concrete per prevenire la diffusione del degrado.

Questo ragionamento introduce il fatto che, le persone che sono intervenute alla firma ed alla presentazione del Protocollo, agiscono per finalità non lucrative, per lo più volontaristicamente.

Insieme a queste, il 9 marzo, hanno partecipato – per il loro ruolo istituzionale – anche il Sindaco di Pescara, Marco Alessandrini ed il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Marco Riscaldati.

Va detto che, pochi giorni orsono, alcuni recenti articoli sui giornali locali avevano espresso la sollecitazione da parte del Questore di Pescara, Francesco Misiti affinchè l’opera di repressione sia accompagnata da “POLITICHE ATTIVE di RIQUALIFICAZIONE” che sono attese, principalmente, da Regione e Comune, ma non solo.

Per capirsi, se le persone che delinquono si fanno trovare in coabitazione con donne incinte, bambini, o disabili – di fatto –  non si possono sfrattare dagli appartamenti- neanche da quelli occupati abusivamente- senza individuare una sistemazione alternativa. I primi a conoscere questi diritti sono i delinquenti i quali, si possono affidare ai “migliori” avvocati per vederli salvaguardati.

Nel rimpallo tra Polizia, Giudici, Avvocati, Medici, Comune e IACP i  peggiori farabutti se la cavano sempre.

Allo stesso modo, se gli spacciatori conclamati vengono cacciati da un Palazzo “A” di Rancitelli e vengono spostati a svolgere lo stesso mestiere in un palazzo “B” di Rancitelli, che cosa può cambiare per gli abitanti onesti del quartiere?

Tutti gli intervenuti alla presentazione del Protocollo d’Intesa hanno unanimemente interpretato il concetto di Coesione Sociale in termini più ampi di chi mira a rispondere al disagio sociale individuando “capri espiatori”. Questo, senza escludere né che “Dio aiuta chi si aiuta da solo” , né il contributo investigativo che può essere fornito da chi è  disposto a denunciare il malaffare di cui è testimone  involontario.

In altri termini, c’è un’ampia consapevolezza del fatto che le Istituzioni, nonché tutti i soggetti coinvolti, singoli o associati, hanno un compito ampio e difficile che deriva dall’adozione di strumenti integrati, capaci di affrontare e risolvere i problemi, acominciare da quelli “giudiziari”, “urbanistici” ed “abitativi” . Il parroco della Chiesa degli Angeli Custodi (Don Max)  in aggiunta, sostiene la “teologia della bellezza”, nel senso di invitare la gente ad apprezzare la parte piena del bicchiere, quella che ancora resiste e che dà speranza al quartiere.

Alla Rete della Coesione Sociale, allora, devono partecipare – in un certo senso –anche i delinquenti. Ciò, a patto che cambino mentalità e, pertanto, che agiscano in modo diverso dal passato. Mario il muratore  – raccontando brevemente la storia di chi è stato in carcere lungamente e che un giorno ha deciso di cambiare , di costruire una famiglia, smettendo di delinquere- è stato un testimone inatteso e straordinario – durante l’incontro del 9 Marzo alla Ludoteca – di quello che si può fare e di quanto ancora vada fatto per rendere, la sua, un’esperienza esemplare e ripetibile.

Questa considerazione è alla base dell’evidenza che, senza Integrazione, in molti casi, la Coesione , o è male indirizzata, ovvero è insufficiente.

Il Sindaco Alessandrini , al pari delle precedenti Amministrazioni Comunali e Regionali ( che gestiscono le Case popolari), seppure disponibili all’ascolto , non si sono fatti promotori di consistenti azioni di  “Politica Attiva” a Rancitelli, nonostante i Cittadini abbiano consegnato – da anni – lunghe liste di interventi  che sono attesi e che nessuna Autorità ha fatto progredire.

Queste richieste verranno presentate ai candidati alle prossime elezioni Comunali. Dalla loro prioritaria messa in opera dipenderà il destino di degrado contro il quale lottano i Cittadini di Rancitelli.

La novità è che, questa volta, saranno affiancati dagli aderenti al “Tavolo della Ludoteca”.

La riflessione conclusiva è che le Istituzioni, i cittadini  e tutti i sostenitori del loro diritto alla sicurezza come componente essenziale del vivere civile hanno preso atto che la realizzazione di una Rete di Comunità Cooperative è l’unica strada possibile per mettere insieme – pacificamente e nell’alveo delle regole – soggetti di estrazione culturale, di etnia, di religione e di ceto diversi. La domanda di una dignitosa coabitazione può trovare una risposta nella fecondità delle relazioni le quali –nella diversità  dei soggetti agenti– mirano ad ottenere rispetto, dignità e giustizia, in un contesto di coerenza.

I sentimenti di paura, di sfiducia, o di odio, ruminati nelle solitudini disperate delle periferie esistenziali, non si possono cancellare. Essi , però, possono essere affrontati a viso aperto, “mettendoci la faccia” ; possono essere smussati con l’evidenza quotidiana di iniziative le quali , con senso di realtà, affrontino la sfida millenaria delle componenti cooperative della società contro quelle degli opportunisti di ogni genere.

Come al solito, per quato ci riguarda, stabilita la meta, oliata la catena, non ci resta che pedalare!