Piantàti sulla Pista dal 2019, germogliano i fiori della politica inadempiente

Piantàti sulla Pista è il titolo del video che Bike4truce e Green Abruzzo hanno realizzato nel 2019 per testimoniare le condizioni di degrado in cui si trova la centralissima pista ciclabile di Via R. Margherita a Pescara.

Sono passati due anni da quando è stato girato questo video . Da allora, nessun intervento di manutenzione ha fermato le radici dei pini che hanno continuato ad affiorare, dimezzando la superficie utile della pista ciclabile, mortificando e demotivando i ciclisti incerti a usare la bicicletta. La Giunta Comunale è frequentata da persone che hanno il sedile dell’automobile cucito alle gonne, ai pantaloni e alla porzione di cervello che cerca consensi elettorali. Cosa ci si può aspettare da reazionari pantofolai che hanno fatto campagna elettorale promettendo di smantellare le piste ciclabili (invece che organizzarle in rete) e che emanano false notizie di buona condotta quando si tratta di propagandare l’immagine di una città vivibile?

Lo spartitraffico della pista ciclabile sulla Via R.Margherita (già di per sé pericoloso perché discontinuo, dotato di spigoli vivi, tagliente sugli angoli) è stato divelto in più parti. Le auto e i furgoni usano il percorso dedicato alle bici per parcheggiare o scaricare le merci. I vigili, nel frattempo, sono molto comprensivi con i mezzi a motore, tanto quei quattro sfigati di ciclisti sono abituati a essere discriminati. Le associazioni ciclistiche hanno occupato spazi di rappresentanza fittizia: non contano niente nelle scelte determinanti, si comportano come partiti schierati su un assessore o un vicesindaco che li usa per guadagnare una manciata di voti e poi sonnecchiano tra una Settimana Europea e una bella biciclettata sulla riviera chiusa al traffico, con tanto di macchine della polizia e ambulanze al seguito. La percentuale degli studenti che utilizzano la bici per andare a scuola è irrisoria. La Scuola ha ben altro a cui pensare di questi tempi, sebbene l’uso della bici riduce il rischio di contagio nel percorsi pendolari che lo consentono. Il mezzo di locomozione privato che meglio trova ragion d’essere nella Next Generation Europe non ha diritto di cittadinanza. Questo non rende i ciclisti urbani meno combattivi. Forse lo fanno per la disperazione; forse perchè sono in attesa di diventare, da vittime innocenti, eroi della strada ai quali dedicare un monumento. O, forse, sono ottimisti e attendono qualche buona notizia che, sicuramente, ci attende con l’anno che verrà.La domanda del cittadino comune ( il “popolo”) è semplice: cosa si vuole fare per dare senso alle parole?

La solita risposta che noi diamo a noi stessi e che ribaltiamo rivolgendoci ai nostri Amministratori Pubblici è: PEDALA!