Lettera aperta a Pescara Bici

Questa lettera aperta è rivolta a FIAB PescaraBici in occasione della nomina di Filippo Catania a Presidente dell’Associazione. A lui, alla uscente Laura Di Russo ed al neoeletto direttivo vanno i nostri auguri e aggiungiamo le seguenti riflessioni per spiegare cosa auguriamo loro e, indirettamente, a tutti noi.

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Evitiamo qui di fare “l’elogio alla bicicletta” per i benefici individuali e collettivi che si possono trarre dal suo utilizzo, così come ci sembra scontato che ci sono indirizzi di Paesi che ci precedono in scelte civili qualificanti e che evidenziano che la bici non è una moda, ma uno stile di vita al quale sono associabili vantaggiosi elementi di modernità. In effetti, nella visione espressa dalla Fondazione Olos Onlus, attraverso Bike4truce, questo è solo un aspetto dei “diritti civili” per i quali lottiamo, con la consapevolezza che certi problemi appartengono a “sistemi” che non possono essere approcciati con logiche di parte e, soprattutto, con una frammentazione delle istanze. Per questa ragione, da alcuni anni abbiamo intessuto rapporti con svariate Associazioni, Cooperative, Comuni, al fine di unire le forze in una direzione alla quale si addice più l’appellativo di “etico” che non di “politico”. Al proposito, il rapporto con gli Istituti Scolastici, che per noi è prioritario, è già maturato nell’attivazione di convenzioni di alternanza scuola-lavoro, che riteniamo uno strumento da sviluppare. Quanto detto serve ad accennare ad elementi di orientamento e di potenziale affinità, preso atto che, le attività espresse negli scorsi anni dalla Fondazione Olos Onlus, hanno battuto strade le quali, da una sorta di iniziale convergenza, diciamo che sono diventate parallele e mai sovrapponibili a quelle di PescaraBici.

Il nocciolo della questione, a nostro avviso, è che la possibilità di utilizzo urbano della bicicletta a Pescara è notevole e che diverse tratte sono già assicurate dalla presenza di piste ciclabili. Tuttavia, i ciclisti meriterebbero una diversa considerazione in questa città, sia da parte degli automobilisti, sia da parte di chi governa le scelte pubbliche. Questo cerchio si chiude anche nelle mani dei vigili urbani che avrebbero il compito di far rispettare il Codice della Strada.

Si tratta di sicurezza e, dato che l’argomento è complesso, esso necessita di essere distinto in parti, cercando poi di ricomporre il modello ad unità. Risulta evidente che le osservazioni che seguono sono solo un breve elenco tra quelle che vengono in mente mentre si pedala.

Nessuno nega che – in teoria – la massima sicurezza del ciclista urbano è garantita da una rete fitta ed intersecata di piste ciclabili. Tutti sanno altresì che, se ci fosse maggiore sicurezza, crescerebbe il numero di ciclisti, soprattutto di quelli che oggi corrono i maggiori rischi, identificandosi in pieno tra i soggetti deboli della strada (donne, bambini, disabili, anziani).

Il nostro punto –per evitare le analogie con la “nascita dell’uovo e della gallina” – è portare tutti questi soggetti sulle strade, a cominciare da quelle disponibili e ritenendo che la domanda renderà più stringente e condivisa la necessità di far crescere l’offerta di “ciclabilità”. Per farlo, c’è un modo rapido e sostenibile economicamente: agire massicciamente sulla regolamentazione del traffico e sulla segnaletica orizzontale e verticale a tutti gli incroci e su tratti di strade condivise con altri veicoli, con particolare attenzione alle situazioni nelle quali si versano i percorsi ciclabili attuali.

Sempre parlando di sicurezza, non si può negare che l’utente medio è – senza offesa – una sorta di anarchico/analfabeta in termini di impiego della bici. Pochi sanno che ci sono degli articoli del Codice della Strada – e un po’ di raziocinio – che impongono le luci ed il campanello su ogni mezzo, che i marciapiedi non sono destinati ai ciclisti, che i semafori ci sono anche per loro, che il caschetto protegge la testa… Una esigua minoranza di questi ciclisti ha una qualche idea di come funziona il loro mezzo, che esso necessita di una costante manutenzione, che – se lasciata incustodita – la bici va accuratamente legata con sistemi adeguati.

Migliorare questo quadro e queste diffuse lacune è difficile, ma non impossibile: un orientamento può comprendere: aumentare drasticamente il numero dei Vigili Urbani che percorrono le strade in bicicletta – magari, elettrica – oppure; predisporre sistemi di monitoraggio ed intervento rapido e concreto sulle strade, stazioni di bike sharing; contrastare la sosta selvaggia delle auto; aumentare il numero degli stalli per bici;  rilevare le criticità, chiedendo e – possibilmente – imponendo cooperazione a tutti . Riguardo ai furti, esistono la marcatura dei telai, la predisposizione di un elenco gestito dal Comune, che contiene l’anagrafe delle bici registrate e che segnala quelle rubate.

Ancora parlando di sicurezza, si pone la questione di come convincere le famiglie ed i ragazzi a scegliere la bicicletta come mezzo per andare al lavoro e, soprattutto, a scuola. A questo proposito, una strada possibile è quella di istillare la voglia di bici nei bambini e nei ragazzi delle scuole e questo si fa, principalmente, portando iniziative concrete che dimostrino di saper trasformare in fatti questo messaggio.  Si tratta di interagire con i Consigli di Istituto, con le classi, si tratta di iniziative che coinvolgano le famiglie ed i genitori, insieme agli insegnanti. Si tratta di iniziative educative mirate secondo noi, non di dimostrazioni pubbliche di esistere.

Nella dimensione limitata e nelle forme di intervento che Bike4truce persegue da oltre sette anni, queste sono alcune delle cose in cui siamo già impegnati collaborando con diversi Istituti scolastici e ci sentiamo di poter agire, come abbiamo sempre fatto. Molti altri temi sarebbero a disposizione, semplicemente riuscendo a mettere in opera le competenze mediche, tecniche, cicloturistiche ed educative che – per quanto ci riguarda – albergano nella Fondazione Olos Onlus e nei suoi partner.

Ciò che conta è che –finora – i “quattro gatti” che si occupano di promozione della ciclabilità urbana, o della sicurezza dei ciclisti – nonostante le loro affinità – non sono stati in grado di collaborare tra loro….

L’impressione che abbiamo maturato nell’alveo di Bike4truce è che: ognuno dovrebbe meglio definire la propria identità – nei confronti sia dei partner che delle Istituzioni- attraverso l’effettività delle proprie azioni (si tratta di fatti e non solo di affermazioni di principio, o di prospettive“politiche”); che si collabora quando si riconosce agli interlocutori pari prospettiva e dignità – a prescindere dalla specificità ed autonomia delle modalità operative – le quali possono essere alquanto diverse; infine, che si può sviluppare concordemente un programma di priorità il quale – una volta misurate le risorse disponibili per metterlo in atto – presenti, come soggetti co-agenti, le partnership e non le singole entità.

In conclusione, quello che auguriamo alla nuova dirigenza di PescaraBici è che riesca a far crescere l’impatto delle sue iniziative, anche aprendosi a cooperare con altre istanze in modo costruttivo, leale ed inclusivo.

A Filippo Catania, in particolare – preso atto dell’importante incarico che ha ricevuto – auguriamo di farsi portatore di un vento di rinnovamento effettivo il quale, anche grazie al lavoro finora svolto da chi lo ha preceduto, o da altre azioni convergenti, trova la popolazione un po’ più pronta a focalizzarsi sulle esigenze reali. Queste, a nostro parere, si esprimono in termini di cittadinanza attiva mirata ad ottenere la possibilità di utilizzare la bicicletta in sicurezza, a prescindere da tutto il resto che possa qualificare una Amministrazione comunale capace di agire.

Ponendoci a disposizione per ogni eventuale incontro, o sviluppo di una progettualità condivisa, porgiamo i più cordiali saluti.

Valerio Di Vincenzo

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