Ekecheiria 2010

Preambolo

Quante parole, quante dichiarazioni, risoluzioni, rapporti, libri bianchi, carte dei diritti fondamentali, trattati, conferenze, saggi critici sono stati già promossi a favore dei diritti umani, della pace, della lotta alla povertà, alla fame, alla tortura, alla pena di morte, alla violenza sulle donne e sui bambini e, ancora, a tutela delle minoranze, dei migranti, dei carcerati, dell’ambiente, della privacy, del pluralismo culturale e religioso… Quanti Organismi, Agenzie, Commissioni, Istituzioni nazionali e sovranazionali… Quante risposte volano via col vento?

La nostra epoca è alla ricerca di un approccio pragmatico ai problemi che hanno, da sempre, accompagnato la storia degli esseri umani e sui quali in molti si sono espressi con grande autorevolezza.

C’è anche il desiderio di superare la fase degli aggiustamenti politico-burocratici su questi temi, impegnandosi a mettere a frutto le energie sociali, le risorse intellettuali, le competenze specialistiche, la sensibilità di cui sono ricche tutte le popolazioni e le religioni del mondo, le comunità virtuali.

Osservare l’esperienza degli altri non è mai tempo perso e certe volte è necessario ripetersi, cercando un linguaggio più attuale e gli strumenti adatti per far riemergere, dal baule della memoria e da una indomabile speranza per un futuro più giusto e sostenibile per tutti, la misura consapevole delle priorità.

Ekecheiria 2010, il progetto voluto dalla Fondazione OLOS, aggiunge una goccia nel mare delle iniziative che si esprimono a favore della cessazione dei conflitti ed è una di quelle che hanno scelto l’ambiente virtuale di Internet, come terreno fertile sul quale far germogliare un movimento di persone vere.

Partecipare è alla portata di chiunque acceda ad una connessione Internet, significa dare voce a chi non ha voce e per questo anche un piccolo contributo esprime una grande forza.

Il punto di vista espresso con il Concorso Petizione per Immagini condivide la posizione degli scienziati che nel 1986 hanno firmato la Dichiarazione di Siviglia.

La dichiarazione “Dice che la pace è possibile e che le guerre possono cessare. Dice che può cessare la sofferenza della guerra, la sofferenza della gente che viene ferita e muore e la sofferenza dei bambini che rimangono senza casa o senza famiglia. Dice che invece di preparare la guerra, possiamo usare il denaro, ad esempio, per insegnanti, libri, scuole, medici, medicine e ospedali”.

La dichiarazione conclude affermando che “biology does not condemn humanity to war, and that humanity can be freed from the bondage of biological pessimism and empowered with confidence to undertake the transformative tasks needed in this International Year of Peace and in the years to come. Although these tasks are mainly institutional and collective, they also rest upon the consciousness of individual participants for whom pessimism and optimism are crucial factors. Just as ‘wars begin in the minds of men’, peace also begins in our minds. The same species who invented war is capable of inventing peace. The responsibility lies with each of us.”

Le opere presentate per declinare, in forma di contributi fotografici o video, la trilogia della Tregua “Amare Progettare Essere” ci inducono a pensare che, alla base del processo che coinvolge un numero crescente di persone nel mondo, c’è la consapevolezza che la guerra alla guerra e l’affermazione di regole di convivenza pacifica tra i popoli necessita dell’affermazione dei principi di rispetto reciproco e di cooperazione, ancor più che – senza negarli – l’affermazione dei diritti “naturali” di libertà, di libera espressione e comunicazione del pensiero, di libertà di impresa, di sicurezza e di resistenza all’oppressione.

I principi di rispetto reciproco e di cooperazione riempiono l’agenda di ogni istanza di Tregua.

Dedicarsi alla scoperta e all’utilizzo dello strumento della Tregua significa che puoi aspirare ad un ruolo di protagonista nel costruire la “tua” pace.

Il concetto di Tregua non è pacifista e, anzi, è la chiamata alle armi della mediazione e del dialogo che afferma due principi imprescindibili:

  • Esiste un solo esemplare di essere umano sul pianeta Terra; il rispetto della dignità di ciascuno deriva dal valore inalienabile della vita degli esseri umani insieme a quello dell’intero pianeta, in ogni sua componente;

  • La conflittualità è una condizione vitale che necessita di una cultura e di strumenti attuativi per essere affrontata e superata in modo non violento.

La mission della Ekecheiria 2010 esprime quattro obiettivi concreti, sui quali chiediamo l’adesione, registrandosi nel Sito web del Concorso Petizione allo scopo di formare un movimento globale capace di dar loro attuazione concreta.

Protezione 2010

Con la presente Petizione ci rivolgiamo agli Organismi coinvolti i quali, individualmente, nonchè nel contesto della Carta delle Nazioni Unite, detengono il potere di agire.CHIEDIAMO

      1. Che la prossima risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sulla Tregua Olimpica – sollecitata dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) nel contesto degli Ideali olimpici sanciti dalla Carta Olimpica – che nel 2011 verrà presentata ai Paesi aderenti venga accolta nell’agenda del Consiglio di Sicurezza. Ciò, affinchè quest’ultimo deliberi l’impegno di fermare e dia ordine di cessare ogni azione armata offensiva nel periodo di celebrazione delle prime Olimpiadi giovanili invernali di Innsbruck 2012 (13-22 Gennaio) e di quello dei Giochi Olimpici estivi (27 Luglio – 12 Agosto) e delle Paralimpiadi (29 Agosto – 9 Settembre) di Londra nel 2012.

      2. Che nello stesso periodo le delegazioni diplomatiche di tutti i Paesi partecipanti, di concerto con la Segreteria Generale, la “Peacebuilding Commission”, l’Assemblea Generale, l’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite e la comunità internazionale nel suo insieme siano abilitate, nelle rispettive sedi, ad evidenziare aree e condizioni di crisi, ad intessere negoziati, dialogo politico e consultazioni e siano impegnate in interventi mirati al rispetto fedele ed alla attuazione degli accordi di pace, alla riconciliazione, allo sviluppo della democrazia, allo sviluppo economico, scientifico e sociale, alla formazione delle risorse umane esistenti ed alle pari opportunità. Ciò, al fine di addivenire a risoluzioni ed interventi di “peacebuilding” che, in accordo tra i singoli Governi sovrani e nel pieno rispetto delle tradizioni politiche, culturali, giuridiche e religiose delle popolazioni coinvolte – stimolando in modo particolare la partecipazione delle donne – favoriscano la prevenzione, la mitigazione e , ove possibile, la cessazione dei conflitti in essere e contribuiscano a realizzare condizioni di convivenza pacifica e di indipendente e sostenibile progresso sociale, anche attraverso un’ampia comunicazione dei risultati raggiunti..

      3. Che venga deliberato un apposito capitolo di bilancio destinato univocamente alle attività di sviluppo della Tregua Olimpica, accedendo alle disponibilità del “UN Peacebuilding Fund”, allo scopo di promuovere progetti ed istanze che affianchino l’opera del Comitato Olimpico Internazionale sulla promozione della Tregua Olimpica. Ciò di concerto ed indipendentemente dal CIO stesso.

      4. Che le singole Nazioni partecipanti alle Olimpiadi e/o loro aggregazioni sovranazionali colgano ogni occasione utile per valorizzare il periodo di celebrazione dei Giochi Olimpici mediante:

  • Attività straordinarie di comunicazione, educazione e sensibilizzazione verso obiettivi di convivenza pacifica e risoluzione dei conflitti sociali. Ciò, rivolgendosi agli ambiti Sportivi, Medico-Sanitari, Scolastici, Universitari e di Ricerca, Lavorativi in genere, agli Uffici Pubblici, alle Forze Armate ed agli Organismi di rappresentanza Politica, Religiosa e delle Parti Sociali di ciascun Paese;

  • Iniziative di scambio e di cooperazione economici, culturali, ricreativi, e di conoscenza reciproca tra le popolazioni appartenenti a Nazioni diverse che intendano cooperare per obiettivi comuni.

La Comunità della Tregua